Eolico: la rivolta dei “comitatini”

Eolico: leggendo alcuni post sui social ho notato che spesso sono invocate le norme regionali sui “Comuni Saturi”.
E’ bene fare qualche precisazione.
Il decreto Ministeriale del 10/09/2010 punto 17.1 recita testualmente:”

Al fine di accelerare l’iter di autorizzazione alla costruzione e all’esercizio degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, in attuazione delle disposizioni delle presenti linee guida, le Regioni e le Province autonome possono procedere alla indicazione di aree e siti non idonei alla installazione di specifiche tipologie di impianti secondo le modalità di cui al presente punto e sulla base dei criteri di cui all’Allegato 3.
L’individuazione della non idoneità dell’area è operata dalle Regioni attraverso un’apposita istruttoria avente ad oggetto la ricognizione delle disposizioni volte alla tutela dell’ambiente, del paesaggio, del patrimonio storico e artistico, delle tradizioni agroalimentari locali, della biodiversità e del paesaggio rurale che identificano obiettivi di protezione non compatibili con l’insediamento, in determinate aree, di specifiche tipologie e/o dimensioni di impianti, i quali determinerebbero, pertanto, una elevata probabilità di esito negativo delle valutazioni, in sede di autorizzazione.

I siti non idonei e le norme per il corretto inserimento degli impianti eolici sul territorio della Regione Campania furono a suo tempo individuati con le DGR n. 532 e 533 del 4/10/2016. Successivamente con Decreto Dirigenziale n. 442 del 5/12/2016 furono individuati i comuni saturi. Quelli, cioè, che nel rapporto tra estensione territoriale e presenza di aerogeneratori si superava una percentuale massima risultante da un algoritmo studiato da tecnici specializzati.
Quelle Delibere erano lo sparti acque tra un periodo rilascio di concessioni di autorizzazioni per gli impianti eolici che avevano devastato tutte le aree interne della Regione Campania e la necessità di una regolamentazione per bilanciare la produzione di energie rinnovabili e terreni utilizzati per le attività produttive agricole, per gli allevamenti e la rigenerazioni delle risorse naturali e la tutela delle biodiversità e dell’ambiente in generale poichè è noto che le installazioni eoliche trasformano in modo irreversibile la morfologia di interi territori rendendo vaste aree aride e non più produttive.
Un sistema senza regole dove una qualsiasi società eolica poteva appropriarsi di interi territori in modo automatico solo presentando il progetto.
Ci siamo ritrovati, quindi, interi territori devastati dall’eolico che hanno distrutto buona parte delle aree montane e rurali anche tutelate da leggi regionali nazionali e comunitarie.
Solo in Italia è stato possibile tale scempio.
Quindi quelle delibere equilibravano il sistema delle installazioni tra la necessità di fare energia rinnovabile e tutela del territorio.
Questa regolamentazione ovviamente agli “speculatori eolici” (chiamiamo le cose con il loro nome) non era stata gradita in quanto si sarebbe passato dal “farwest” al rispetto minimo di tutele del territorio, delle risorse naturali ma avevano dato la possibilità agli abitanti delle aree interne di non dover subire passivamente l’aggressione di macchine sempre più imponenti e potenti che condizionano non poco la vita delle persone costrette loro malgrado a vivere tra boschi di “sequoie d’acciaio” inquinanti, rumorose, controproducenti che hanno l’unico vero scopo di produrre enormi guadagni per le società eoliche impoverendo in modo esponenziale i territori.
Agli speculatori eolici i profitti, alla gente tutti i danni
Ma a questa equa regolamentazione alcuni sindaci dei comuni della Valle del Fortore (area italiana tra le più depresse economicamente e con il maggior tasso di emigrazione giovanile) “non hanno gradito”. Senza andare nel merito dei “perchè” (ma ci si potrebbe anche andare) hanno pensato di costituire una sorta di “Fronte pro-eolico dei sindaci dell Valle del Fortore” e, attraverso il comune di Foiano di Valfortore ( una sorta di “amministrazione integralista dell’eolico”) hanno proposto ricorso al TAR facendo annullare totalmente da DGR n. 533 del 4/10/2016 e a cascata anche il DD 442 del 5/12/2016 che individuava i “Comuni Saturi” impugnando anche la DGR 532, sempre del 4/10/2016 facendola annullare nelle sue parti sostanziali.
Con Sentenza Tar Campania 13 dicembre 2018, n. 7145 La DGR 533 venne toralmenet annullata menter la DGR 532 venne svuotata totalmente della sua efficacia.
Ci ritrovammo quindi nella precedente situazione del “Far-West dell’eolico”
Ma non contenti nel marzo 2019 i sindaci dei comuni di Foiano di Val Fortore, Baselice, San Marco dei Cavoti, Molinara, San Giorgio la Molara e Ginestra degli Schiavoni (supportati dall’onnipresente ANEV di Oreste Vigorito) scrivevano al Presidente della Regione Campania per “salvaguardare il settore eolico e favorire il rinnovamento degli impianti.

Fregandosene altamente di quello che pensavano una consistente parte dei loro concittadini, che stanchi di vedere il proprio territorio così devastato sono diventati contrari alle installazioni eoliche che hanno saturato e distrutto tutta la Vale del Fortore.
Valle del Fortore che ha ben altri problemi da affrontare che fare i paladini degli speculatori eolici!
Quindi se la Regione Campania non ha norme per il corretto inserimento degli impianti eolici sui territori lo dobbiamo ad una sparuta minoranza di sindaci dei comuni della Regione Campania poco inclini a salvaguardare i territori lasciandoli alla mercè di speculatori senza scrupoli ma molto incline affinchè ogni singolo metro quadrato dei territori e delle montagne sia a disposizione degli speculatori dell’eolico.
Quindi, quando sui territori, specialmente montani e periferici della Regione Campania (perchè le pale eoliche mica le vanno ad infilare al Vomero, a Capri, a Procida o sulla Costiera Amalfitana!) si distruggono i territori sappiamo che sono solo alcuni sindaci della Provincia di Benevento che a differenza di altri, avendo poche capacità amministrative, recuperano fondi facendo devastare in modo irreversibile i territori di “TUTTA LA REGIONE CAMPANIA”.
Quindi è necessario assumerci la nostra responsabilità di fermare tutto questo.
I social sono utili per diffondere e condividere notizia ma non possiamo limitarci al “canto greco al suono di una cetra” ma dobbiamo assumerci la responsabilità di difendere i territori dal continuo assalto da parte dei “barbari eolici” .
Sarebbe necessario di riunire tutti i comitati della Regione (o di costituirne di nuovi) creando un movimento operativo per imporre alla Regione Campania di riproporre l’individuazione dei siti non idonei nel rispetto di quanto previsto nel D.M. 10/09/2010 e dimostrare che non siamo d’accordo a farci distruggere campagne, pascoli e montagne.
Contemporaneamente rivedere il Decreto Ministeriale del 10/09/2010 perchè ad undici anni dalla sua emanazione conserva regole oramai non più adeguate allo sviluppo tecnologico che ha interessato le macchine eoliche.
Un esempio su tutti: il DM 10/09/2010 prevede che la distanza minima da rispettare da una casa di civile abitazione sia di 200 metri. Ma nel 2010 la macchina più potente aveva una potenza di 1 MW ed era alta al massimo 100 metri. Ora invece lo sviluppo tecnologico abbiamo macchine eoliche alte anche 250 metri con potenze tra i 5 e 7 MW. Paradossalmente gli speculatori dell’eolico possono, ai sensi del DM 10/09/2010, installare una pala di 250 metri a 200 metri da una casa per civile abitazione con le possibili conseguenze che tutti possono immaginare.
Dobbiamo fermare tutto questo
Credo sia necessario costituire un coordinamento almeno Regionale di associazioni e comitati locali (quelle nazionali hanno altri canali ed altri interessi che non coincidono con i nostri), che possa rivendicare i diritti di tutti quei cittadini costretti a subire angherie e soprusi da un sistema politico e speculativo che fanno “energia rinnovabile” solo per fare profitti da parte di chi non ha nulla a che fare con tutela della salute pubblica, storia, cultura, natura.
Contaminiamoci!

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